Il complesso del Monte Inici è formato da una cresta principale che si estende da nord-ovest a sud-est e da una cresta secondaria con uno sviluppo perpendicolare rispetto alla prima. Nell’estremo nord occidentale si trova Pizzo delle Nivere e da qui il Monte degrada verso il mare. Alle pendici del massiccio si trova a nord la città di Castellammare del Golfo, mentre troviamo a sud il Castello di Inici, il santuario della Madonna della Mendola e l’ex feudo appartenente alla baronia della famiglia Sanclemente. Si tratta di un massiccio che fa parte del sito comunitario denominato “Complesso dei Monti di Castellammare del Golfo”; alto 1064 metri sul livello del mare, è la seconda vetta dei monti trapanesi.
L’aspetto geologico di questo Monte è molto interessante e all’interno del complesso sono stati rinvenuti reperti fossili del periodo giurassico medio e primo cretaceo. In questo ambiente le acque sulfuree insieme con quelle piovane hanno creato, erodendo le rocce, una serie di grotte molto suggestive, come la “grotta dell’eremita”, conosciuta anche come grotta del cavallo, e “l’abisso dei cocci”. Si tratta di grotte caratterizzate da una serie di pozzi collegati tra loro da scivoli fino a una profondità di 300 metri circa, con la presenza di stalattiti e stalagmiti, in un continuo sviluppo di formazioni calcaree che regalano giochi di luci e forme diversificate.
La Baronia di Inici, accertata già agli inizi del XIII secolo, includeva tutto ciò. Nei secoli XV XVI fu di proprietà della Famiglia Sanclemente (catalani) e all’inizio del ‘500 fu baronia feudale. Simone Sanclemente, infatti, fu il primo barone di Inici, investito della baronia nel 1507 da Ferdinando il Cattolico. In quel periodo la baronia era sotto la giurisdizione di Monte San Giuliano e raggiungeva una estensione di 974 salme e comprendeva nove marcati.
La baronia era: "situm et positum in Valle Mazariae et in territorio Montis Sancti Juliani, confinatum cum baronia Baydae ex parte septentrionis et occidentis, cum feudo de Bruca et Arcudacis ex parte eadem, cum feudo Gagliardetto ex parte orientis, cum via publica et flumine ex parte meridie". I nove “Marcati”, tra loro confinanti, erano: il marcato della Montagna, della Chiana, dei Miselli, della Balata (d'Inici), di Pocorobba (o Pocoroba), della Noce, di Fontanelle, della Pecoreria e di Abbatello.
Il territorio di Inici ci tramanda la sua storia fin dal tardo impero romano (I – V Sec. d.C.). Sulle falde del monte, infatti, sottostante la sorgente poi denominata “Li Parchi”, in prossimità della via Valeria, ci sono tracce di insediamenti rurali dipendenti dalla vicina Segesta. Dal V secolo fino all’827, Segesta è in agonia e cresce l’esigenza di centri fortificati di difese in caso di attacchi ostili. Per questo motivo è probabile che il primo fortino sia stato realizzato sulla collinetta a ovest dell’attuale castello di Inici.
Dal 827 al 1071, Inici conobbe la cultura araba e una nuova organizzazione stanziale in villaggi e casali (casale Innici, villaggio Al Hammah, ecc.). Il successivo periodo normanno, caratterizzato da una buona vitalità agricola, ci ha lasciato realizzazioni architettoniche importanti, come la fortificata Calathameth.
E’ durante il periodo svevo che gli abitanti, per la maggior parte arabi, si ribellano; lasciano i casali e i villaggi e si rifugiano sulla montagna. E’ per volere di Federico II, infatti, che Inici viene donato a Nicolò da Asmundo da Calatafimi e da questi venduto poi ai fratelli Enrico e Giliberto Abbate, tutti occupanti prestigiosi ruoli politici nella monarchia sveva. Il casale Innici, ormai abbandonato, è concesso da Federico II alla universitas di Monte San Giuliano nel 1241.
Dal 1300 al 1380, il feudo sarà in mano agli Abbate, mentre, dopo la morte di Federico II e i Vespri Siciliani, Palmerio Abbate, figlio di Giliberto, riprende possesso di Inici, lasciando agli abitanti di Monte San Giuliano alcuni diritti marginali. Il territorio di Inici rimase agli Abbate fino al 1380.
Dal 1380 al 1578 passò di mano dagli Abbate ai La Mannina e poi ai Sanclemente, compresa la tonnara di Scopello.
Dopo aspre vicende successorie e legali, nel 1595 Allegranza Fardella Sanclemente dona i suoi due terzi di Inici e Scopello al collegio dei Gesuiti di Trapani, che ristrutturano il castello aggiungendo un secondo cortile e realizzando altri ambienti destinati alla lavorazione e conservazione dei prodotti agricoli. Vi costruiscono, inoltre, una cappella molto finemente affrescata dal pittore Domenico La Bruna.
Nel 1767, a seguito della soppressione dell’ordine dei Gesuiti, i loro beni furono confiscati e il feudo di Inici fu acquistato dal marchese Agostino Cardillo. Nel 1780 il castello ospitò Ferdinando di Borbone, esule da Palermo in seguito all’avanzata napoleonica.
Abolito il sistema feudale in Sicilia (1812), gradualmente una parte delle terre venne data a censo, cioè in affitto, e nel 1846 le baronie di Baida, Inici e del Real Sito di Scopello furono trasferiti al comune di Castellammare del Golfo. La parte della baronia in possesso del Monastero del SS. Rosario di Trapani, a seguito dell’entrata in vigore della legge Corleo, fu venduta a Leonardo Cassarà, Adragna e Fardella di Torrearsa.
Nel 1889 diviene barone di Inici Pasquale Alliata, avendo sposato Adelaide Cardillo, discendente di Agostino Cardillo (questi aveva acquistato la baronia nel 1779, dopo la soppressione dell’ordine dei gesuiti). E’ verosimile che in quegli anni il barone Alliata fece realizzare lì la sua masseria.
In località Fontanelle, infatti, nel cuore di Monte Inici, c’è un sito storico denominato “Case Alliata”, spesso indicato come “rifugio di Case Alliata”. La zona ricade nel versante ovest del monte ed è a circa 500 metri sul livello del mare. Raggiunge la sua massima altezza con “pizzo della Merla”. Non si hanno molte notizie storiche su questa costruzione. Si tratta certamente di una masseria del 1800, di circa 400 ettari in massima parte destinati a pascolo, la cui vita si svolgeva attorno alla predetta costruzione, originariamente destinata all’allevamento di bovini e ovini, con ricovero e produzioni casearie.
La masseria funzionò almeno fino al 1950, ma ancora oggi, sebbene la struttura fu ristrutturata, vi sono conservati gli antichi torchi e i relativi palmenti che giustificano anche la presenza in loco di vitigni autoctoni. Il complesso oggi è gestito dal Corpo Forestale della Regione Siciliana che lo requisì nel 1980 per incrementare il patrimonio boschivo dell’isola.
Nota: Per chi volesse approfondire l’aspetto storico della baronia, consigliamo il testo “Baronia di Baida” di Internicola Giuseppe Vito, ediz. 2003, Arti Grafiche Campo.
Articolo del 16\07\2020;
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