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Presentazione del Libro "La chiesa della Sacra Famiglia di Balata di Baida"

1 Luglio 2023
Balata di Baida

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La presente relazione è stata tenuta in occasione della presentazione del libro del preside Giuseppe Vito Internicola dal titolo “La chiesa della Sacra Famiglia di Balata di Baida”. Il lavoro è stato fortemente voluto da Mons. Ludovico Puma in occasione dell’80° anniversario della istituzione della parrocchia (14 maggio 1942), chiesa che era stata già costruita nel 1882.
Su espressa richiesta di Mons. Puma, l’Associazione Kernos è intervenuta alla manifestazione del 1° luglio 2023, presso il centro sociale di Balata di Baida.

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Per poter capire le motivazioni della fondazione della borgata e in parallelo della sua chiesa è necessario andare indietro nel tempo e analizzare brevemente la storia del territorio, soprattutto della baronia di Baida, perché è proprio dalla fine della baronia di Baida che si svilupperà questa borgata.


La baronia sorse e si affermò nel XIII secolo su un territorio fertile, ricco di
risorse, di sorgenti, di boschi e soprattutto con grosse possibilità di comunicazione. Il territorio era, infatti, attraversato già in epoca romana dalla via Valeria che univa Panormus a Lilibeum passando da Trapani. In seguito questa via avrebbe assunto il nome di Via del Re e in parte si trova sullo stesso tracciato che da Guida Loca arriva al castello di Baida e procede per Trapani (Drepanum). Un’altra via, venendo da San Vito, si incrociava con la prima in prossimità del predetto castello.


Questa situazione favorì evidentemente il sorgere, già in epoca antica, di
piccoli centri abitati, ma è nel periodo bizantino (535-827), periodo caratterizzato da insicurezza per lotte interne, per le devastazioni dei barbari e per le continue scorrerie dei barbari, che si iniziò a fare un lavoro di fortificazioni per proteggere la popolazione che abitava nei CORION, unità rurali tipiche bizantine che poi furono chiamati in arabo MANZIL (Casalia).


Nei due secoli di scorreria degli arabi, sullo sperone roccioso chiamato Arba (Grotta – inghiottitoio oppure da Al Bayda – La Bianca) e a Pizzo Monaco sorsero alcuni villaggi che servivano per la difesa della popolazione.


Ma in nuovo assetto definitivo dato dagli arabi, provocò lo svuotamento di questi luoghi di difesa, che però ebbero una nuova rioccupazione all’arrivo dei normanni. E’ infatti probabile che un gruppo di arabi non inseriti nel nuovo contesto normanno si sia insediato proprio qui cercando di mantenere una certa autonomia e in questo periodo che fu costruito il “Castello Vecchio” da parte dei normanni con funzione di controllo.


Questi insediamenti si mantennero in vita fino all’età sveva e fu Federico II di Svevia che decretò il trasferimento forzato e lo sterminio dei musulmani. La popolazione araba qui residente aveva utilizzato questo territorio in maniera ottimale con conseguente ripresa agricola, ripresa dell’allevamento e soprattutto coltivazioni di colture diverse come olive, mandorle e agrumi.


L’uscita di scena degli arabi provocò la nascita dei latifondi con la coltivazione solo del grano ed è in questo momento che la famiglia Abate prende il controllo del territorio e se ne impadronisce. E’ in questo scenario che sorse la baronia di Baida con un impianto fortificato su cui in seguito venne impiantato il secondo castello, il “nuovo”, forse eretto dalla famiglia Passaneto nel 1285.

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Il castello venne poi rinforzato dalla famiglia Del Bosco nella prima metà del 1500. Le attività prevalenti erano sempre la coltivazione del grano e
l’allevamento. Il frumento veniva trasportato a dosso di muli a Castellammare, messo nel caricatore e poi esportato. La famiglia Del Bosco fu padrona di questo territorio per parecchi anni. Francesco III, barone di Baida dal 1503 al 1554 sposò Violante Alliata, figlia di Giacomo Alliata – Barone di Castellammare – e Antonella La Grua, figlia del barone di Carini. I baroni Del Bosco ebbero ruoli di primo piano nel Regno di Sicilia ma ebbero un tracollo finanziario per il tenore di vita non adeguato alle proprie disponibilità finanziarie. Furono così costrette a vendere ad altre famiglie anche il territorio di Baida e gli ultimi baroni furono i Tarallo (1679) che la tennero fino al 1812, quando finì il sistema feudale.


Passò così ad altri proprietari e nel 1846, per decisione del governo borbonico, passò dal Comune di Monte San Giuliano al Comune di Castellammare che si ritrovò ad un tratto ricco senza che la popolazione ne sapesse nulla.


Le terre di Baida e delle baronie vicine vennero così divise e contese da varie famiglie anche castellammaresi mettendo in movimento una agricoltura più rinnovata. Sia i borghesi che i contadini potevano finalmente avere la terra che loro stessi coltivavano. Dove prima veniva coltivato solo il frumento o pascolavano le pecore, venivano predisposti filari di vigne o piantati ulivi, frassini, mandorli e carrubbi. Per molte di queste persone fu necessario avere la casa nel posto dove lavoravano portando così anche le famiglie.

 

Fu così che inizio la costruzione della borgata di Balata di Baida quando Giuseppe Laudani offrì anche la possibilità di dare a censo piccoli lotti di terreno.

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Relazione a cura di Rosaria Vitale

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