Il castello di Baida fu costruito alla fine del 1200, quando in seguito ai Vespri siciliani fu costituita la baronia ed assegnata alla famiglia Passaneto, che si era distinta nella ribellione siciliana contro gli Angioini.
Sorse su una collina posta inferiormente rispetto all’Arba, una possente torre rocciosa naturale da cui si controllava buona parte della Sicilia Occidentale, su cui i normanni avevano già costruito un altro castello (detto nei documenti vecchio) per il controllo del territorio in buona parte abitato da popolazione araba. I Passaneto innalzarono solo alcune delle strutture del castello attuale (cortina merlata, mastio a base quadrangolare).
Nel 1500 i Del Bosco, succeduti nel possesso della baronia, dotarono il castello di un monumentale ingresso, di torrioni ottagonali, di un palazzo baronale, rifinito con decorazioni plateresche ed una graziosa merlatura triangolare, e anche di una cappella dedicata in origine alla Madonna di Trapani. Adeguarono il sistema di difesa ai nuovi mezzi offensivi dotati di polvere da sparo.
Il castello, posto in una situazione strategica favorevole e in un importante incrocio viario, era stato concepito come rifugio fortificato, in cui poteva accorrere la popolazione in occasioni dei frequenti assalti barbareschi, quale residenza occasionale del barone e quale centro gestionale della baronia, in cui si amministrava anche la giustizia.
Le attività economiche fondamentali della baronia erano la coltivazione del frumento e l’allevamento del bestiame, per questo i Tarallo, succeduti nella baronia, costruirono nel 1770 dinanzi al castello un grande abbeveratoio, i cui resti sono stati da poco messi in luce. I Tarallo dedicarono la cappella a Sant’Anna, facendo realizzare la pala d’altare purtroppo rubata. Soggiornò nel castello, come un’iscrizione ricorda, nel 1801 re Ferdinando III di Borbone, impegnato in battute di caccia. Esiste presso l’archivio di Stato di Palermo un disegno con l’utilizzazione degli ambienti del castello in occasione di tale visita, molto interessante perché ci ha consentito di ricostruire completamente le varie parti del castello, di cui purtroppo sono rimaste tracce limitate e non sempre leggibili.
La ricostruzione, fatta con maestria da Giuseppe Bosco, caldamente voluta e finanziata dalla Associazione Kernos, ci fa vedere come era il castello al momento della visita del re proprio nel 1801 sulla scorta del documento ritrovato, ma anche la vita che vi si svolgeva dentro ed attorno.
Suggerimenti utili alla ricostruzione si sono trovati anche nella tesi di laurea dell’architetta Vitalba Spezia, graziosamente posta a disposizione.
G.V. Internicola
Articolo del 10 Luglio 2021
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