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Il Vespro e la prima bandiera siciliana

Aggiornamento: 23 gen 2021

Oggi, 30 Marzo, per noi Siciliani ricorre un particolare anniversario. Vogliamo ricordare un avvenimento che accadde proprio in questa data, ma nel lontano 1282: l'inizio dei Vespri Siciliani. Il primo segnale di ribellione che, partito da Palermo, dilagò ben presto in tutta la Sicilia, sottolineò lo sdegno dei Siciliani contro gli occupanti francesi. Ma come arrivarono gli angioini nel nostro territorio?

Per meglio capire e toccare con mano la rabbia accumulata del popolo Siciliano, dobbiamo necessariamente tornare indietro di un trentennio, precisamente nel 1250, quando morendo lo Stupor Mundi, Federico II di Svevia, avemmo un lungo periodo di incertezza e di confusione.


Premesse storiche


A Federico II successe Corrado IV che, tuttavia, muore a 26 anni, forse avvelenato da Manfredi, figlio illegittimo del medesimo Federico II.

A Corrado IV successe Corradino V, con la tutela papale in quanto aveva solo due anni. Ne approfitta il predetto Manfredi che si impadronì della Sicilia nel 1258, proclamandosi re.

Frattanto, a Roma, a causa dei lunghi anni di difficoltà con Federico II, il Papa concedeva la corona del regno di Sicilia a Carlo D’Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX. Così nel 1266 l’Angioino venne incoronato re di Sicilia e con il suo esercito partì verso il sud per prendere possesso dei suoi territori. Manfredi cercò di evitare l’avanzata dei francesi, ma venne sconfitto e ucciso.

Finiva la dominazione Sveva in Sicilia e iniziava quella Angioina.

Carlo D’Angiò, insediatosi, iniziò subito ad agire facendo un taglio netto con la politica sveva e la prima mossa fu quella di trasferire la capitale del regno da Palermo a Napoli, creando malcontento tra i siciliani. Si scontrò, inoltre, con i nobili e l’aristocrazia dell’isola, accusandoli di essere rimasti fedeli agli Svevi. Come se ciò non bastasse, impose un fisco particolarmente pesante e restaurò i vecchi privilegi della Chiesa.


I fatti che ne seguirono...


Dopo sedici anni di sopportazione, il 30 marzo 1282, all’ora del vespro, scoppiava cosi la rivolta dei siciliani, che durò per novanta anni, dal 1282 al 1372, passata alla storia come Guerra del Vespro.


(Il primo dei tre quadri che Francesco Hayez dipinse sui Vespri Siciliani, su commissione della marchesa Visconti D'Aragona nel 1822)


Quella sera del 30 marzo 1282, mentre nella Chiesa dello Spirito Santo a Palermo si celebrava una cerimonia religiosa per la Pasqua, un soldato francese, Drouet, mise le mani addosso ad una giovane sposa, asserendo che stava cercando delle armi. Il marito, colpito nell’onore e in difesa della sua sposa, non esitò a strappargli la spada dal fianco e ad infilzarlo mortalmente, aiutato da altri giovani presenti.

Il gesto provocò uno scompiglio generalizzato, la giusta scintilla che da lì a poco era destinata a far scoppiare l’incendio. L’ira popolare si estese a tutta la città causando un vero e proprio massacro di militari e civili francesi.

A Palermo seguì Corleone e in breve altre città. Ovunque ci fosse un francese andava ucciso. Anche se le perdite siciliane erano ingenti, l’insurrezione si estese in tutta l’isola. Già nei primi giorni di aprile dall’occidente all’oriente siciliano era un solo campo di battaglia contro gli Angioini.


I Siciliani al grido “ANTUDO”, le iniziali di Animus Tuus Dominus, il coraggio è il tuo Signore, iniziarono a uccidere ogni francese, senza alcuna distinzione, facendo uscire dal profondo una violenza inaudita.

Già nei primi giorni di aprile si formò una confederazione tra le città siciliane per ottenere la propria indipendenza dai francesi in maniera definitiva. Per questo motivo venne istituito un vessillo unico per formalizzare l’alleanza, con i colori giallo – per il valore dell’indipendenza- e rosso – per il sangue sparso dei Siciliani – e al centro il simbolo della Sicilia, la Triscele, detta anche Trinacria o Triquetra.

Ha cosi inizio la separazione politica dell’isola dal Mezzogiorno peninsulare, in cui  primeggiava il bisogno di indipendenza dallo “straniero”.


3 aprile 1282 – Nasce la bandiera siciliana.


Rosaria Vitale




1282-2020 OGGI E IERI, SEMPRE VESPRO!


Perché il ricordo consente dal nulla di risorgere. Non importa dove e in quale tempo, perché ognuno rinascerà nel ricordo, e rinasceranno le cose e i luoghi, perché il ricordo rende eterni.

Che cos'è una bandiera, come nasce, da quali eventi e simboli, da quali emozioni?

La nostra di bandiera, la bandiera della Sicilia, è una delle più antiche del mondo se non la più antica. Nasce all'alba di quel 3 aprile del 1282, il quinto giorno della rivolta del Vespro, il quinto giorno di quel fuoco che infiammò la Sicilia contro l'odiato dominatore francese.


Poi il Vespro si trasformò in una guerra di 90 anni (1282-1372), tra Siciliani e Aragonesi da una parte e Angioini dall'altra.


La nostra bandiera, quella del Vespro, simboleggia i colori delle due città che per prime insorsero contro i francesi: il giallo di Corleone e il rosso di Palermo, la Triscele con a centro la Gorgone adornata di serpenti.


Solo nel 2000, in una versione leggermente modificata, diventerà la bandiera della Regione Siciliana, ma per 718 anni è stata un simbolo di guerra e di rivolta, un simbolo di sicilianità e di identità, rappresentato sopratutto dalla Triscele.


Successivamente ritroviamo la Triscele dalle bandiere napoleoniche di Sicilia, alle bandiere della rivoluzione del 1848, da quella degli indipendentisti siciliani del XIX° secolo, alla bandiera dell'EVIS (Esercito Volontari Indipendentisti Siciliani) del 1944, per poi finire nella bandiera provvisoria -1995/2000- della Regione Siciliana e nel suo gonfalone.


Francesco Bianco


Articolo del 30\03\2020;


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